...ovverosia appunti di viaggio di due squinternate:-PP
beh no, quelli sara' meglio tralasciarli per passare a parole piu'
concrete.
***Il Vatnajokull si spandeva sotto di noi ancora biancheggiate, immenso, i
fiordi orientali si erano come allungati per trattenerci, e' buio buio
scendiamo a sud***
Finiva cosi' un libro che raccontava di avventure on the road per
l'Islanda;
finiva il libro ed iniziavano i miei progetti e sogni e poi il viaggio vero
e proprio, a zonzo ( nel senso letterale del termine ) per la terra dei
grandi contrasti, la terra di ghiaccio e di fuoco.
A parte l'interno che e' troppo impegnativo per due ladies non proprio piu'
giovincelle che viaggiano in autonomia, il resto credo che lo abbiamo
spulciato per benino.
Con un po' di rammarico abbiamo scelto di non inoltrarci sulle piste perche'
guadare fiumi che dal mattino al pomeriggio raddoppiano la portata, ci
pareva troppo impegnativo per noi, scelta azzeccata soprattutto perche,' la
scorsa settimana il termometro ha raggiunto i 27° per due giorni
consecutivi, ( eccezionale al punto che tutti i media ne hanno parlato) e le
piste che attraversavano i fiumi piu' grandi sono state chiuse.
Che dire; l'Islanda rapisce il cuore e la mente al punto di vivere in una
dimensione al di fuori di ogni possibile immaginazione, a momenti pare
davvero di essere alla fine del mondo, a momenti pare di trovarsi sulla
luna fra crateri di lava nera come la pece, altri momenti su Marte fra lava
rossastra, sempre in ambienti selvaggi si, ma senza quel senso di
desolazione tipico delle zone deserte, perche' c'e' sempre in qualche modo
un segno di vita.
Segno dato dalla terra che fuma sotto agli scarponi, o dall'acqua nelle
fenditure della roccia che caderci dentro significa uscire belli lessati
pronti per esser spalmati con la maionese o la salsa remoulade:-P
( Soprattutto se ci si muove saltellando sulle rocce dando una bella
craniata nell'unico spigolo sporgente con conseguente bernoccolo alto
almeno 5cm. Per una volta mi son sentita grande:-P )
Segno dato dalle bolle di acqua bollente, spesso, oppure altre volte
soavemente tiepida.
Segno dato dalle immancabili tre pecore , tre fra l'erba della pianura, tre
a rosicchiare quello che di buono offre la vegetazione della tundra, tre a
brucare la tenera erbetta con le zampe nell'acqua della laguna, oppure
spesso tre sul ciglio della strada che per rompere la monotonia decidono di
giocare alla roulette russa ed attraversano esattamente un secondo prima che
sopraggiungano le rare auto, quando poi non si fermano a fare la digestione
sulla linea tratteggiata in mezzo alla strada.
Non ci siamo dedicate alle grandi escursioni sui ghiacciai, salirli in
motoslitta non e' nel nostro modo di intendere la montagna, salirli a piedi
impossibile farlo senza una guida, invece nel nostro girovagare abbiamo
fatto un' escursione sulla cima, Kristinartindar m 1126, ma la partenza a
livello del mare.
Bellissima escursione nel parco dello Skaftafell, e dalla cima una splendida
vista sul ghiacciaio del Vatnajokull e sulla sua sterminata calotta glaciale
che nasconde le insidie dei vulcani che spesso nel passato anche recente
hanno portato distruzione in questa terra gia' cosi' sacrificata.
Boati spaventosi rompevano il silenzio, provocati delle masse immense che
si staccavano da una delle tante lingue di ghiaccio rimbombando
fragorosamente sulle rocce.
E noi lassu', come due moscerini, su quella cima che pareva la lama di un
coltello, ad osservare un poco intimidite tanta potenza.
E l'omino di ISM ha sfiorato anche il circolo polare artico, siamo arrivate
al punto piu' settentrionale della terraferma, la punta di
Hraunhafnarstangi, con immancabile faro, una giornata di nebbia, tipica
islandese , dopo aver percorso Km di strada sterrata e poi qualche km di
camminata sul tappeto morbido dei licheni, ecco apparire la sagoma sfuocata
del faro ; il faro e una semplice targhetta sopra la porta ci dicevano che
eravamo arrivate al 66°32"11 parallelo, un soffio ancora e saremmo state al
circolo polare artico.
Davanti a noi l'oceano che ruggiva, dietro le lande sterminate e disabitate
della penisola di Melrakkasletta, unici abitanti migliaia di uccelli,
sterne artiche e anche ostiche, al punto da fiondarsi come missili
beccandoci sulla testa perche' le disturbavamo, centinaia di pernici bianche
con i piccoli che svolazzavano pochi metri lontano da noi, altro segno di
vita in una terra dimenticata da Dio.
Una escursione sul vulcano spento Heverfjall con relativa circumcamminata
del cratere, e dall'alto osservare i solchi di un improbabile tentativo di
coltura della patata, solo che uscivano gia' arrosto dalla terra, se ci
fosse stato l'olio avrebbero potuto brevettare addirittura il fish and chips
al sapore di lava;
dal lato opposto il lago Myvatn con gli pseudocrateri che affioravano
dall'acqua
e tanto mi richiamavano alla mente le bolle della polenta durante la prima
fase di cottura.
E mi fermo qui altrimenti va a finire che il libro lo scrivo pure io, ci
sarebbe tanto altro da scrivere, sulle sere passate in fattoria a
chiacchierare con i farmers sul disastro ambientale provocato dall'Alcoa
che per procurarsi la corrente va a distruggere un ambiente fra i piu' belli
al mondo creando dighe e allagando zone stupende, visto da noi e' un
disastro ambientale e un business per le multinazionali, visto da chi vive
li e' una nuova opportunita' di lavoro per i giovani, la vita del pescatore
non attrae piu' e soprattutto annaspa causa l'impoverimento dei banchi
marini, come sempre la medaglia ha due facce.
Islanda, la terra fra ghiaccio, fuoco e cielo. l'omino di ISM ci si e' trovato davvero bene :))
By Manù
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