Racconto ravanage, ovvero: alcune cose da NON FARE!
 

Non c'è bisogno di perdersi fisicamente per fare ravanage.
Basta essere persi *prima* e aver smarrito il cervello quando hai organizzato.

Per me la summa di questo tipo di esperienza si concentrò, come focalizzata da una lente, parecchi anni fa... ('93) sul gruppo della civetta-moiazza.

Avevamo deciso, con mio fratello, di fare un trekking di 5 giorni in completa autosufficienza.
Non avevamo alcuna esperienza del genere, ma, infatuati da cattive letture
ci eravamo muniti di:

vestiario per diversi cambi (rigorosamente non tecnico);
tenda; (La tenda, appesa sotto lo zaino, oscillava all'altezza delle ginocchia,
dando dei colpetti maligni alle stesse, con risultati nefasti per l'equilibrio e la tenuta.)
sacco a pelo;
materassino;
fornello a gas (con ricambio)
lampada a gas;
pronto soccorso (completo di siero antivipera nella sua scatolotta in
polistirolo);
pentole e posate;
vari indumenti impermeabili in puro nylon;
acqua quanto basta (2 litri)
e, dulcis in fundo, all'ultimo negozio utile avevamo fatto la spesa:
1 litro di latte; 3 scatole di tonno a testa; 2 scatole di fagioli (dannato Tex Willer!); 3/4 etti di formaggio a testa;

Morale: mentre all'ultima pesata lo zaino andava sui 27 kg , aggiungendo ACQUA e CIBARIE sicuramente superava abbondantemente i 31/32 kg.

Perdiamo tempo nel sistemare il carico, onde evitare pericolosi ingavonamenti.

Quindi partiamo alle 13 da Passo Duran (versante sud della moiazza).
Prima notizia ferale: l'idea era di lasciare l'auto al passo e di tornarci poi con il pullmann (ricordavo di aver visto, l'anno precedente i cartelli delle fermate).

Alla domanda, al gestore del rifugio:
"Ogni quanto passa l'autobus? "
lui rispondeva, ineffabile:
"Bè, parecchio. L'ultimo è passato 4 anni fa...".

Non importa. Siamo determinati e partiamo lo stesso!

Verso l'una, a luglio, su un versante sud, a 1700 metri, fa un caldo micidiale!
Dopo circa 50 metri cominciai ad avere sentore di aver fatto un grosso errore di valutazione e mi fermai a riposare.

Per arrivare al rif. Carestiato, (cai 45') ci impiegai 1 h e 40' ed ero come trasfigurato dal sudore e dal caldo. Mi sentivo seriamente preoccupato.
Lo zaino pesava orribilmente.

Più o meno dopo altra oretta di cammino, fra i mughi, decidiamo di consumare il nostro primo pasto: tonno e fagioli con un pezzo di mozzarella!
Uno sciagurato menu che mi costerà un esofagite da reflusso per mesi !

Il picnic avvenne a circa un quarto d'ora dalla piccola salita al Col (diCuiOraNonMiRicordoIlNome), che, fatta con quel peso e quel cibo leggero nello stomaco divenne una vera piaga biblica.

Inopinatamente andò via il sole, che fino a poco prima ci aveva martellato,
e cominciò a piovere, proprio all'inizio della salita.

Indumenti tecnici? Maddechè.
Classica mantella Camp con copertura totale dello zaino, che ti dava quell'aria gibbosa, e sotto condensa almeno pari alla quantità d'acqua trattenuta all'esterno.

Disperatamente, lanciando una tale litania di bestemmioni da far si che il mio compare di sventura (benchè di orecchio ateo ed avvezzo) si allontanasse a distanza da non sentirmi, arriviamo in cima al colle: sono le 16,45.
Smette di piovere e si alza un vento micidiale.
Un freddo boia che ci asciuga addosso gli indumenti bagnati e ci costringe a caracollare velocemente giù per la discesa.

Qui caddi una prima volta: con gran clangore di stoviglie e terribile bestemmione echeggiante.

Infangato e contuso continuai però stoicamente.
Ma non appena stiamo per entrare nel bosco riesce il sole.
La terra, gli alberi, l'erba... tutto fumava.
Anche noi.
Di nuovo fradici. Totalmente. Gli ochiali appannati. Non vedevo nulla.
Scivolai di nuovo, questa volta all'indietro, con effetto, per via dello zaino, simil tartaruga (quando rovesciata sul dorso non riesce più a raddrizzarsi).

Attraversiamo il bosco, e un torrente.
In quest'ultimo infilo un piede, protetto da scarpone impermeabile, nell'acqua.
Sorpresa: lo scarpone non era poi così impermeabile!

Si erano fatte le 20.
Uso il poco fiato rimasto per chiamare a raccolta tutti i santi di cui ricordo il nome (appellandoli non benevolmente) in un salmodiare che fa pressapoco così:
tumpscc-mannagg-sciac-cazz-tumpscc-porcacc-sciac-bastar-tumpscc-.....
dove tumpscc è un passo strascicato;
sciac è un passo con l'acqua nella scarpa; il resto è la liturgia...

Ricominciamo a salire sulla mulattiera che conduce al rif. Vazzoler.
Sono sull'orlo di una crisi isterica.
Mi chiama mia moglie da Roma e si becca un vaff... quando mi dice "aaahh voi vi state a divertire e noi qui a lavorare!"

Il mio orgoglio maschile mi impedisce di abbandonarmi al pianto, ma le lacrime sono li...appena dietro le palpebre.

Arriviamo al rifugio alle 21:45 --- 9 ORE DI CAMMINO!!! ---- (quest'estate per lo stesso percorso ce ne ho messe 2:45')

La tenda? il sacco a pelo? e chi gliela fa a montarla o a rovistare nello zaino?
Prendiamo un letto al rifugio, mi butto su una branda...non riesco nemmeno a mettermi a posto le coperte tanto sono stanco, mi sento malissimo. Cado in un sonno senza sogni.
Mi sveglio al mattino ed come se non avessi dormito: sono distrutto dalla
fatica.

Vado a lavarmi.
Ignoro che al vazzoler hanno le docce con l'acqua calda e mi lavo alla fontanella esterna.
Facciamo colazione ed è ora di ripartire.
Non riesco nemmeno a sollevare lo zaino.
Veramente!
Per metterlo in spalla devo farmi aiutare.
Faccio circa 50 metri, poi me lo tolgo dalle spalle, lo butto per terra ed esplodo in un liberatorio "MA VAFFANCULOOOOOOO"...
Ho preso una decisione definitiva, di quelle che poche volte nella vita senti con così tanta chiarezza!
BASTA. SCENDO. CHIAMO UN TAXI E ME NE TORNO ALLA MACCHINA.

Non appena maturata questa decisione mi rimetto lo zaino in spalla, faccio
4/5 metri e CRACK ...stortone micidiale al piede destro.

aahhhhahhha grrrrrrrrrrrrrrr porcac#ù* mad][à

per farla breve, fasciato e zoppicante, scendo a Capanna Trieste, chiamo il
taxi e me ne vado in campeggio a Palafavera.

TREKKING LUNGO IN AUTOSUFFICIENZA? MAI PIU'!!!

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by Buzz

10 aprile 2002

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