Caduta e ritorno

Travignolo 13-5-2001 *

Cose.

Oggetti vari sparsi per tutto il pendio, sci, bastoncini, picca ma anche ramponi, rampanti, una pelle, un guanto l'orologio, la pala, gli occhiali, un cappello vagamente esotico.

Una scia di cose che mi appartenevano e che, in qualche modo, mi erano state utili, se non preziose o care; utili per fare quello che stavo facendo pochi minuti prima.

Tutte cose che avevano un senso proprio in quanto avevano un utilizzatore.

Ma mentre il mio compagno stava andando in su per il canale alla ricerca di recuperare tutto il possibile, pochi minuti dopo il mio risveglio, guardandolo, mi correva un pensiero che si andava a sovrapporre agli altri, piu' profondi, che mi erano gia' passati per la testa.

Quelle cose, non ci era mancato poi molto, potevano essere diventate cose senza piu' un possessore, senza un'utilizzatore.
Sarebbero diventate allora cose inutili, materiale di scarto da rimuovere, forse, solo per rispetto dell'ambiente.

E quindi materiale pesantissimo per chi lo sarebbe andato a raccogliere, con tutto il peso della inutilita' del suo recupero e della improbabile e improponibile consegna a qualcuno che non se ne sarebbe fatto nulla.

Oppure cose da lasciare li' a dispetto di quei luoghi e di quel pendio ad un tempo maledettamente incolpevole e causa di quanto accaduto.

Questo pensiero mi faceva quasi desiderare che il mio compagno desistesse dalla ricerca perche', se quelle cose per fortuna non erano diventate orfane del proprietario, potevano comunque costituire un lieve tributo da pagare rispetto al proprietario stesso senza il quale, appunto, esse stesse avrebbero perso di senso.

Tanti anni fa era successo a M. di perdere un vecchio scarpone appeso fuori dallo zaino mentre scendeva un ghiaione; dopo un po' di ricerca inutile aveva concluso che lo avrebbe lasciato come una sorta di sacrificio al dio della montagna.

Servisse il tributo e ci potessimo credere, lo lasceremmo volentieri.

Poi la necessita' di cercare di tornare con le mie gambe, evitando al Soccorso Alpino un viaggio non indispensabile, il lavoro encomiabile di chi era riuscito a riprendere praticamente tutto, le forze che cominciavano (seppur temporaneamente) a tornare, l'ansia del resto del gruppo che ci aspettava un poco piu' in basso, hanno spazzato i pensieri dalla testa ammaccata per farla concentrare nelle operazioni necessarie a togliersi d'impaccio.

E cosi', senza pensarci su a lungo, quelle stesse cose da cui, pochi istanti prima, pensavo di potermi separare senza rimpianti, si ritrovavano nei posti dove la loro utilita' risultava evidente: sotto i piedi attaccate alle mani o dentro lo zaino per venir ripescate di li' a poco in salita.

Quando si stringono i denti si pensa poco e cosi', solo alla macchina ho riavuto il tempo di guardare in su verso il Cimone che, travestito piu' che mai da Cervino, nascondeva il canale del Travignolo.

Ho ripensato a quelle cose che potevano restare su, ai miei compagni che avrebbero potuto guardare in alto verso il passo nascosto e pensare che ci avevano lasciato su uno di loro. E che avrebbero potuto raccogliere un po' degli oggetti sparsi ma che non avrebbero saputo che farsene.

Allora la gratitudine che avevo sentito per tutto il tempo nei loro confronti si e' trasformata per un po' in un vago senso di colpa.

Poi il viaggio in macchina e il conseguente male al collo, l'ultimo sforzo per farmi accompagnare in ospedale, il rilassamento e il crollo subentrato una volta sul lettino del pronto soccorso, i giorni di sopore in ospedale, tutto questo ha contribuito a congelare i pensieri di allora.

E poi le piccole riprese di vita quotidiana, anche nello stato di blanda depressione da riposo forzato, stavano cancellando quanto mi era passato per la testa tra la neve delle Pale come il caffe' fa con i sogni del mattino.

Ma qualcosa (forse proprio il ritrovarmi tra le mani uno degli oggetti recuperati dal pendio) mi ha fatto ritornare, in un breve flash, quel pensiero, facendomi anche notare quante altre cose mie che girano per casa avrebbero perso significato senza di me e quanto pesanti sarebbero diventate per chi avesse potuto continuare a vederle; ma mi sono contemporaneamente reso conto che, con il tempo, questo pensiero se ne sarebbe andato per sempre, come i buoni propositi.

Mi e' parso giusto di fermarlo scrivendolo.

Che sia gradito al dio della montagna.

Paolo

* (Per la cronaca: Canale del Travignolo, Pale di S. Martino.
Caduta in discesa con gli sci.
Velocita' immediatamente incontrollabile.
Perso conoscenza dopo 2-3 secondi.
Ripreso conoscenza 200 metri piu' sotto.
Discesa con gli sci fino alla macchina.

Postumi:
Trauma cranico commotivo
Ecchimosi varie
Rottura del perone dx)


5 giugno 2001

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