La luce lunare disegna i profili delle cime imbiancate. È una luce
eterea che rende irreale il panorama, è come stare in un'altra dimensione. Il cielo è
metallico. Non serve neanche la pila :-D
La stradina risale il bosco che spesso concede ampie vedute sul fondovalle.
Il fondo ciottoloso è ricoperto da poche dita di neve fresca ed è particolarmente
scivoloso, me ne accorgerò in discesa.
Passo il limite dei duemila metri quando esco dalle fronde. Lo spessore della neve aumenta
di colpo. Indosso le ciaspole e avanzo tra i cumuli di neve polverosa lavorati dal vento.
Questo ha creato ai lati della mulattiera dei muri nevosi tanto alti, da dover
allungare il collo per vedere fuori. E poi fantastiche lame che di traverso sbarrano il
passo.
Si domina interamente lo svolgersi della Val di Fassa, in fondo ad essa è il Lagorai.
La cima delle Stellune è la prima ad arrossire al sopraggiunto ed indiscreto sguardo del
sole. Anche le pareti delle cime di Lausa si rivelano stupendamente timide...
Al di la di un colletto arrivo in vista della Val di Dona, stupenda piega naturale
completamente ammantata di neve.
Pochi casolari disfatti e alcuni fienili ormai in disuso risaltano come gemme da quello
scrigno occultato al fondovalle fassano.
Proseguo per qualche decina di metri ma mi rendo conto che devo rinunciare.
Il programma era di percorrere un buon tratto della valle e ad un certo punto deviare sui
pendii di destra per raggiungere la cresta nel suo punto più basso, poi per questa la
cima.
Ma la stradetta è sepolta sotto quasi un metro di neve e vi sprofondo fino alle anche :-D
pur con le ciaspe. Anche le chine intorno non mi danno fiducia e vi si notano già diverse
slavinette. Torno al colletto.
Alzando lo sguardo vedo la croce, alta sopra i pendii. Un costone cala direttamente
dalla cima fino a qui. Non riesco a vedere se è interrotto da qualche salto e però si è
già liberato dal carico maggiore di neve; è ripidissimo.
Ciaspe ai piedi :-D lo risalgo faticosamente. Faccio presa col rampone anteriore sulla
neve crostosa, battuta ora da un forte e gelido vento. Ad un certo punto il mio entusiasmo
mi fa dimenticare che mi sono alzato troppo sul ripido e mi trovo nei pasticci. La crosta
lascia posto a pura farina bianca, il rampone non serve più e però sono su di una china
ertissima.
Porc... e come faccio a levare le racchette. Qualche metro in là spunta un ramo di
mugo; lentamente mi sposto e lo afferro. Con una mano mi tengo e con l'altra levo gli
attrezzi, li aggancio insieme e li metto a cavallo del zaino. Andata!
Ancora su, il costone si adagia poi riprende erto fin sotto a delle rocce. A destra c'è
un saltone; a sinistra forse si può aggirare. Mmmmh, no, non mi piace, è carico di neve.
Non so risolvermi i dubbi.
Intorno il panorama è superbo e il cielo assolutamente limpido e blu.
Poi decido di arrampicare le roccette. Lascio lo zaino e le ciaspe prendendo solo i
bastoncini e la macchina fotografica (è irragionevole lasciarla :-D).
Oltrepassato il muretto di rocce riprendo il costone. Affondando miseramente nella neve
alta vado a toccare un secondo muro roccioso di pochi metri che sostiene la croce. Il
vento alza mulinelli di neve, le tracce dietro di me sono già scomparse. Fa freddissimo!
Per un canalino monto sul cocuzzolo.
Ponsin, strano nome ha questa cima e non lo riscatta del favoloso panorama che concede.
Il Sassolungo fronteggia oltre il bellissimo solco della Val Duron. E poi il Sella, e la
Marmolada col mantello stracarico di neve. Il Catinaccio centrale si mette in mostra.
Resto pochi minuti, il vento da nord è violento. Sotto le rocce, al riparo, gusto meglio
il notevole colpo d'occhio. Da dietro la cresta la neve alzata dalle folate d'aria mi
ricade addosso. Son tutto bianco :-D
Inizio lentamente la discesa, delicata sul saltino sottostante.
Riprendo il sacco e ridiscendo il dorsone nevoso. Nuovamente sulla stradina rimetto le
ciaspe e con calma, completamente solo e lontano dai chiassi respiro il bosco.
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by Giorax
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