Prima uscita in puro stile "ravanage"
con sciotti nel Mirabilioso.
Partiti da quota 1300 metri (localita' top secret) con circa
15 centimentri di neve in piano ma zero sul costone a sud. Caldo
pazzesco, pare aprile o maggio addirittura.
La neve e' gia' quella bella crostosa come dio comanda, papposa
quella esposta sui versanti a sud.
Dopo due chilometri di falsopiano arriviamo alla base del rampone.
Dobbiamo gia' levare gli sciotti e arrampicare come capre. Tutto
ampiamente previsto, comunque.
Io devo fare anche il cambio scarponi perche', avendo leggeri
sci da escursionismo, le relative scarpine da fondo non permettono
di salire sui dirupi senza distruggerle.
Rimontiamo faticosamente lo spallone salendo per tracce di
sentiero e sfruttando le chiazze libere da neve. A quota 1800
una spianata innevata ci permette di ricalzare gli sci (altro
cambio di scarpe).
La salita a Malga Sette Selle a 1900 metri è tutta esposta
a sud, quindi bisogna andare a cercare la neve col lanternino,
insinuandosi in tutte le lingue di neve superstiti, e badando
bene che siano tutte collegate :). Facciamo dei giri assurdi
per non andare a piedi, come sarebbe forse piu' ragionevole.
Prima genialata di AGH: tagliare su per un costone nel tentativo
di raggiungere una forestale in alto.
Tentativo fallito miseramente, la "forestale" si rivela
un sentiero sfigatissimo con una strisciolina di neve miserevole.
Il sentiero si infogna presto dentro un piccolo canyon, e di
li' inizia ovviamente ad arrampicare a zig zag. Inizia il ravanage
alla grande.
Togliere gli sci? GIAMMAI!
Si passa sui sassi, sugli aghi di abete, sul fango, sui mughi,
persino sulle cacche di capriolo o di capra (presenti in gran
quantita') pur di NON fare la fatica di levare gli attrezzi.
Il vallone si stringe e rimontiamo sempre piu' faticosamente
dei piccoli terrazzamenti a furia di robusti dietro front. Passiamo
accanto a bei strapiombetti rocciosi di 10 o 20 metri, sempre
attaccati coi denti alla spalletta che diventa sempre piu' esile.
Quando sembra che siamo ormai fottuti perche' la spalla si stringe
sempre piu' finalmente troviamo l'uscita sul piano soprastante.
Qui scopriamo una curiosissima orma di Yeti (documentata otograficamente)
:))) In breve siamo alla Malga, sudati come buoi.
Dopo esserci sistemati in una posizione riparata dal vento
che rompe le scatole con raffiche, è ormai ora di pranzo
e quindi estraiamo dagli zaini il nostro modesto ristoro. Nell'ordine:
- due etti di mortadella coi pistacchi
- tocco di formaggio Mezzano stagionato
- tocco di formaggio Pecorino Sardo
- salame cacciatorino
- pane a michette a profusione
- gloriosa boccia di Verduzzo frizzante Doc 7/10 :)))
purtroppo mancava il caffe', ma vedremo di provvedere la prossima
volta :)
Incioccati dal sole e dal Verduzzo, dopo pranzo abbiamo ronfato
vergognosamente fino a che una folata gelida ci ha risvegliato
quasi di soprassalto. Il sole era scomparso dietro al costone,
erano gia' le 4 del pomeriggio!. Un freddo becco ci ha fatto
balzare in
piedi per la ripartenza.
Rincalzati gli sci, abbiamo guadagnato la forestale che scendeva
sull'altro versante, zeppa di orme di animali, specie una volpe
che andava avanti e indietro senza costrutto (cosi' almeno pareva
a noi).
La neve era abbondante ma non ottima, anzi crostosa, sventata
e persino "cementizia" a tratti. Nella discesa svariati
pelle di leone del Moscone (documentati anche questi) per il
giusto e sacrosanto sollazzo di AGH.
Dopo una discesa eterna lungo la forestale (meno male che avevamo
gli sci!) la seconda genialata: anziche' rientrare sull'altro
versante per una stradicciola come avevamo fatto l'anno scorso,
scendiamo ancora per la forestale sperando di beccare un sentierino
che rientrava piu' un basso. Sulla carta c'e', impossibile
non trovarlo. Infatti non troviamo niente, niente alla lettera.
Siamo costretti a scendere ancora, fino a trovare una stradella
che si stacca un paio di tornanti piu' in basso. Il Moscone
comincia ad agitarsi :)
Appena la imbocchiamo e giriamo dentro la valle, vediamo qualcosa
che ci gela il sangue: siamo 100 metri piu' in basso del previsto
e abbiamo l'auto sull'altro versante della montagna. In mezzo
c'e' un vallone-canyon pauroso che precipita per almeno 200
metri, con versanti tipo jiungla amazzonica, ovvero a picco
e ricoperti della solita boscaglia impenetrabbbile.
La stradicciola diventa subito una traccia-sentiero che inizia
a salire di brutto nella boscaglia. Ettepareva.
Un po' scornati ma anche un pelo fiduciosi perche' la traccia
ripiglia quota, proseguiamo indefessi. Il sentiero è
brutto, in disuso, stretto, ripido e invaso dalla vegetazione:
è ravanage duro. Togliamo ancora gli sci mentre comincia
a imbrunire.
Dopo mezzo km ecco un bivio amletico, senza alcuna segnalazione.
Colpo di genio (stavolta vero :) di Agh. Si gira a destra. La
traccia sale ancora ma poi finalmente spiana e quindi possiamo
rimettere gli sciotti. Rimontiamo ancora uno spallone boscoso
e poco dopo usciamo finalmente nel piccolo altipiano di Suerta.
Avanti ancora un km, raggiungiamo il ponticello e quindi oltrepassiamo
il torrente ridiscendendo dall'altra parte per arrivare alla
macchina. Ormai è quasi buio.
Conclusioni: classicissimo "ravanage" in sci, complice
la poca neve, 500 metri di dislivello (vergogna!) per circa
12 km.
Se non nevica SUBITO è grigia, anche in quota :(
Pare che oggi arrivi un'altra nevicata, speriamo bene
:)
by AGH
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