Ultimi voli di stagione

Finalmente una gita come dio comanda nel Mirabilioso.

Stavolta non ci siamo fatti fregare dal meteo e, io e il fido Moscone Bianco, siamo partiti lo stesso.
Infatti il tempo, una volta sul posto e a dispetto del bollettino, era a dir poco splendido.

Abbiamo caricato gli sciotti sullo zaino e via.
Contrariamente a quel che ci si aspettava, la neve ostruiva la forestale gia' a 1500-1600 metri.
Circa un metro di neve pantanosa ma abbastanza solida da affrontare con gli sciotti. Li inforchiamo e via, sopra i buchi di mezzo metro degli appiedati.
La temperatura e' mite, il sole caldo, i paesaggi a dir poco meravigliosi, anzi mirabiliosi :)

Facciamo una sosta alla prima malga (ne raggiungeremo 5!).
Una pelle del Moscone s'e' staccata in coda -pelle di foca, che avete capito!-, provvediamo al reincollaggio.
Mentre pigliamo un po' di sole mangiando qualcosa, ci raggiungono faticosamente, a piedi, dei veneti.
Guardano con un po' di invida i nostri sci. "Loro si' che si faranno una bella passeggiata" dice un tizio coi baffi ai suoi compari, che hanno tutta l'aria di non avere nessuna intenzione di proseguire dopo la mega sfacchinata :)

Comincia ad arrivare troppa gente e ripartiamo leggiadri sulla neve come caprioli :)
Ancora una volta ringraziamo gli sciotti, che ci permettono di arrivare dove gli altri devono fermarsi.
Sotto Malga Cagnon di Sotto osservo i buchi di qualche ciaspolaro che ha tentato di proseguire.
Le orme sono vecchie di qualche giorno, ma si vede benissimo la difficolta' e anzi la fatica infame per proseguire.
Poco prima della malga le orme si fermano, si dispongono "a conciliabolo" e poi tornano indietro.
Noi proseguiamo senza problemi.

La neve e' quella bastarda, "bastarda dentro".
Con gli sci si fa un po' di fatica ma per fortuna si prosegue senza problemi.
Con le ciaspole invece e' una trappola mortale e ci si riduce ben presto al "sollevamento pesi" ad ogni passo.

A piedi poi questo tipo di neve diventa un vero e proprio calvario.
Quando capita la osservi e capisci subito che la neve e' di quella infida.
Insisti orgogliosamente ma dopo 400 metri arrivi ben presto allo sfinimento.
Dopo l'ottocentotrentaquattresimo sprofondamento col solito urlo soffocato sei sull'orlo di una crisi di nervi.
La marcia e' penosa.
Ad ogni passo ti illudi di non sprofondare.
Cerchi di non farti fregare: provi il passo prima, allungando il piedino.
Sembra tenere.
Provi a caricare un po' ed ecco che cede, la neve bastarda!
Allora pesti un po' per farti la piazzola sicura, dai giu' delle belle scarpate, la compatti ben bene.
La provi, tiene.
La carichi ancora, tiene.
Ci saltelli quasi sopra, TIENE!
Poi acceni a fare il passo e vai giu' fino al culo.
A quel punto arriva la crisi di pianto...
Ma scusate, ho divagato :)

Oltrepassiamo Malga Cagnon di Sotto (a proposito, "ristrutturata" da poco: ci sono 4 caseggiati con quattro coperture del tetto differenti, e la malga rifatta con cemento a vista!!! :((( e attacchiamo l'ultima rampa prima del favoloso altopiano del Campio'.
In breve siamo a Malga Cagnon di Sopra.
La neve arriva a un metro e mezzo, il paesaggo e' un sogno.
Dopo una sosta per il pranzo decidiamo di risalire fino a passo Cadin.

Grazie al suo *straordinario* senso dell'orientamento, AGH riesce a individuare il percorso del sentiero che pero' sale in costa con forte pendenza dentro a un cunicolo nel bosco.

Rampe midiciali che mettono a dura prova il fisico e il morale :), e la tenuta degli sciotti sulla neve marcia.
AGH s'invola ben presto grazie alla sua *straordinaria possanza fisica* e, nonostatante il deplorevole allenamento, arriva con largo anticipo al passo rispetto al Moscone Bianco.
Il quale giunge dopo un buon quarto d'ora, pesto e sanguinante.
Sembra che abbia litigato con 6 gatti idrofobi. Graffi dappertutto, sangue...
-Ma che e' successo???
- Gli fo.
-Sono caduta
- fa lei con noncuranza.

La vetta del Monte Croce e' sopra le nostre teste, ma rinunciamo per via dell'ora ormai tarda.
A est la bella e aerea cima Bolenga, e nei pressi l'anticima, un bellissimo "Pan di Zucchero" in miniatura stracarico di neve, con spettacolare cresta e cornice finale.
Il sole che brilla comincia a calare attraverso una biblica e spettacolare nuvolaglia.

E' ora di scendere.
L'AGH, vecchia volpe, salendo ha gia' individuato un percorso di discesa "alternativo".
Scendere dal percorso di salita con gli sci giu' nel budello nel bosco sarebbe stato infatti un suicidio...

Ci lanciamo allora giu' nel grande e immacolato catino sotto al passo.
Costeggiamo il rivo, stavolta sulla sinistra orografica, con un occhio ai costoni soprastanti.
Grosse valanghe non se ne sono viste, solo piccole scariche di neve di superificie, nei soliti canalini o sotto le roccette.
Arriviamo sopra a un rado bosco di larici, che precipita verso la spianata del Campio'.
Ora ci sono duecento metri "cazzuti" di dislivello da fare.
La neve e' un pantano e sembra di fare sci nautico.

Grazie alla sua *straordinaria classe* :), AGH apre la strada cercando il passaggio migliore tra roccette e dirupi.
Stiamo dentro al bosco, cercando di stare sulle creste o sugli spalloni.
Traversando qualche costone partono piccole valanghe col classico "sssciafff", che si fermano dopo qualche metro.
Poca roba comunque...
Chissa' se Telmon ci sgriderebbe.

Perdo di vista il Moscone, che e' comunque vicino in quanto sento ogni tanto il classico e ormai regolare "schianto di legname".
Lei non usa piu' il classico dietrofront per svoltare o fermarsi, ma il frontale con l'abete o il cirmolo secolare, o direttamente il "pelle di leone" nella boscaglia.

Ogni tanto urla soffocate, bestemmioni paurosi, rumori di grovigli di sci e bastoni, tonfi da spanciate in piscina.
Nel breve tratto di 200 metri di dislivello il Moscone Bianco collezionera' almeno 30 o 40 voli, di tutte le fogge: sforbiciate, cadute a sacco di patate, a sacco di poponi, a falciata laterale, a genuflessione, a pelle di leone (uno dei suoi preferiti).

I rumori sinistri che escono dal bosco mi inducono ad aspettarla: arriva con l'aspetto di una che e' finita sotto a un tram, i capelli fradici di una che ha ricevuto una secchiata d'acqua in faccia...

Malridotta ma viva, brava Franza!
Arriviamo finalmente sulla spianata del Campio', e ci voltiamo a guardare da dove siamo scesi.
Ancora una volta ci diciamo che ci piacerebbe tanto vedere alcuni sci alpinisti che conosciamo con gli sciotti come i nostri, scendere da dove scendiamo noi.

Insomma ce la caviamo ancora egregiamente, nonostante l'eta'.. (cioe' nonostante l'eta' del Moscone Bianco).
Insomma gita magnifica nonostante i voli, peraltro tutti della Franza Io neanche uno!
Del resto, giovanotti, la classe non e' acqua.

P.S.: animali visti: 2 camosci che brucavano in una radura e un topolino morto -sembrava che dormisse- in una piccola buca di neve :(

by AGH

20 Maggio 2001

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