| Protezione dell'ambiente alpino: avanti piano 
        quasi indietroIL 2° RAPPORTO SULLO STATO DELLE ALPI
 Il volume del Cipra presentato a Montagnalibri 
        a Trento
 
 Francesco Pastorelli, Damiano di Simine, Helmut 
        Moroder, Silvano Bassetti, Roberto Mantovani e Luigi Casanova hanno presentato 
        a Trento giovedì 2° maggio il 2° Rapporto sullo stato delle 
        Alpi, edito dal Cipra (Commissione Internazionale per la protezione delle 
        Alpi). Il Cipra è una organizzazione non governativa nata nel 1952, 
        a cui sono affiliate più di 88 associazioni dei 7 stati alpini.
  Il tavolo dei relatori del Cipra alla presentazione 
        del 2°Rapporto sullo stato delle Alpi a Montagnalibri a Trento (foto 
        Agh)
 La presentazione al tendone di Montagnalibri a Trento 
        in occasione del Filmfestival, è stata per forza di cose una 
        veloce sintesi in quanto il rapporto completo è un tomo ponderoso 
        di 456 pagine, zeppo di dati e articoli di 90 autori. E' un interessante 
        compendio degli studi più recenti che riguardano l'ambiente alpino: 
        turismo, sviluppo e sfruttamento economico, vie di comunicazione, situazione 
        climatica, demografia e tutti quei fattori che contribuiscono a creare 
        un quadro generale sullo stato delle nostre Alpi. 
 Un quadro non particolarmente incoraggiante, secondo il Cipra, a causa 
        soprattutto dell'elevatissimo carico antropico. Uno dei relatori addirittura 
        si lascia andare ad espressioni di scoramento di fronte a determinate 
        decisioni dei politici, con la tentazione alle volte "di mollare 
        tutto".
 Una sintesi dello 
        studioLe Alpi: cifre in pillole
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          | La presentazione del 2° rapporto 
            sulle Alpi a Montagnalibri |  | Un momento della conferenza stampa |  Questo 2° Rapporto sullo stato delle Alpi affronta 
        i problemi attuali dell'arco alpino e analizza le cause di sviluppi distorti. 
        I testi di vari autori, illustrati da fotografie in b/n, tracciano un 
        quadro completo delle problematiche e delle prospettive della vita nell'arco 
        alpino.
 IL 2° RAPPORTO CIPRA SULLO 
        STATO DELLE ALPI "La vita nelle Alpi": non poteva che iniziare 
        con una parte dedicata all'uomo ed alle prospettive di sviluppo della 
        società alpina il secondo Rapporto sullo stato delle Alpi. Ci sono 
        molti libri sulle Alpi ricchi di illustrazioni, con maestosi panorami 
        di montagne e immagini di meravigliosi paesaggi. Ma per coloro che vivono, 
        lavorano, sono attivi politicamente nelle Alpi o vi trascorrono le vacanze 
        il Rapporto sullo stato delle Alpi rappresenta un'indagine più 
        accurata. A quattro anni dall'uscita del primo Rapporto che si era occupato 
        di natura e paesaggio, di turismo e di trasporti nell'arco alpino il secondo 
        Rapporto va a completare l'opera facendo il punto su ciò che riguarda 
        la popolazione alpina, lo sviluppo regionale e la politica nelle Alpi, 
        i cambiamenti climatici ed i consumi e la produzione di energia, la pianificazione 
        del territorio, l'agricoltura di montagna e le foreste.  Popolazione e culturaL'arco alpino è un'area geografica ed antropica sulla quale convergono 
        tre grandi ceppi linguistici: quello latino, quello germanico e quello 
        slavo. Più del 40% della popolazione alpina è di lingua 
        tedesca, il 35% di lingua italiana, il 20% di lingua francese ed il 5% 
        di lingua slovena. Ma nelle alpi oltre alle lingue ufficiali si contano 
        centinaia di lingue minoritarie e di dialetti. Chi vuole capire davvero 
        il territorio alpino non può prescindere dalle lingue e dalle culture 
        che lo popolano. Oltre ad un patrimonio di biodiversità, le Alpi 
        costituiscono un patrimonio di lingue e di cultura da tutelare.
 Cambiamenti climatici: l'allarme 
        dalle AlpiGli indizi che dimostrano la presenza di alterazioni climatiche si moltiplicano 
        da anni in tutto il Pianeta, anche se gli scienziati non sono ancora concordi 
        nel quantificare l'incidenza su di esse, per molti di loro le cause dell'innalzamento 
        medio della temperatura nell'emisfero boreale è da attribuirsi 
        alle immissioni di anidride carbonica prodotta dai combustibili fossili. 
        Una catena montuosa come le Alpi si presta a fungere molto bene da sistema 
        di preallarme, poiché in queste condizioni orografiche ed ambientali 
        possiamo avere un'idea del futuro che ci aspetta, no solo sul piano ecologico 
        ma anche su quello sociale ed economico.
 Le conseguenze di cambiamenti climatici hanno ripercussioni sul turismo 
        alpino e sulle stazioni sciistiche a causa dell'innalzamento della quota 
        minima di innevamento (col perdurare dell'attuale riscaldamento terrestre, 
        in futuro solo il 44% delle stazioni sciistiche svizzere potranno contare 
        su un innevamento sufficiente mentre la maggior parte delle località 
        delle prealpi ma anche importanti stazioni sciistiche interne rischieranno 
        di rimanere chiuse). Per non parlare degli eventi meteorici estremi sempre 
        più frequenti e dello scioglimento dei ghiacciai e delle conseguenti 
        destabilizzazioni dei pendii causate dallo scongelamento del permafrost.
 Ma ad essere minacciate sono anche molti degli endemismi floristici e 
        lo stesso limite superiore delle foreste è destinato anch'esso 
        ad innalzarsi.
 L'agricoltura di montagna: un continuo 
        mutamento strutturaleL'agricoltura di montagna delle regioni alpine rispecchia in pieno tutta 
        la molteplicità delle caratteristiche naturali, economiche e socioculturali 
        di questo vasto e variegato territorio. Gli autori di questo capitolo 
        hanno rilevato interessanti parametri sull'agricoltura validi per tutto 
        il territorio alpino. Sappiamo che nelle Alpi la superficie agricola utilizzata 
        ammonta a circa 4,5 milioni di ettari, che vi sia allevano 6,5 milioni 
        di capi di bestiame (oltre la metà bovini), che nell'agricoltura 
        opera circa il 5% della popolazione attiva. Ma chi avrebbe saputo che 
        fra tutte le aziende agricole esistenti nelle Alpi, una su due ha sede 
        in Italia? Tuttavia, un po' dappertutto si possono riscontrare alcune 
        tendenze analoghe come il numero di aziende agricole che un po' dovunque 
        è destinato a calare così come è destinata a calare 
        la superficie agricola utilizzata e ad aumentare la superficie media delle 
        singole aziende; tra le forme di sfruttamento del territorio prevarranno, 
        soprattutto alle quote più alte, quelle estensive e scaturirà 
        da parte degli agricoltori una sempre maggior attenzione per le produzioni 
        di qualità, unica speranza di sopravvivenza in un mercato sempre 
        più concorrenziale.
 Tra i dati sull'agricoltura alpina va anche rimarcato che solo il 32% 
        delle aziende agricole sono gestite come attività principale e 
        che il 68% dei titolari di aziende agricole ha più di 45 anni di 
        età.
 Un allarme che viene lanciato è quello sulle razze domestiche: 
        oltre 100 razze domestiche oggi presenti nelle Alpi in un numero esiguo 
        di esemplari rischiano l'estinzione a causa della produttività 
        imposta dai mercati che ha privilegiato altre razze dalle rese migliori.
 In particolare, per quanto concerne il territorio alpino italiano, l'agricoltura 
        risente di una serie di fattori come il diritto successorio romano che 
        ha creato nel tempo una frammentazione estrema delle aziende agricole, 
        comportando abbandono di terreni coltivabili nelle zone montane ad eccezione 
        delle aree più favorevoli ubicate nei fondovalle; rispetto alle 
        regioni alpine di lingua tedesca in Italia è ancora piuttosto raro 
        che le aziende agricole compensino il loro calo di reddito con attività 
        di tipo turistico.
 Le foreste alpine: una funzione 
        non solo protettivaLe foreste ricoprono oltre il 40% del territorio alpino ed, oltre ad essere 
        uno degli elementi più caratterizzanti del paesaggio svolgono innumerevoli 
        funzioni essenziali per l'uomo, tra le quali la protezione dalle calamità 
        naturali. Più di un quinto dei boschi delle Alpi costituiscono 
        barriere naturali indispensabili per salvaguardare i centri abitati e 
        le vie di comunicazione. Andando a monetizzare il valore di questa funzione 
        si è scoperto che per la sola Svizzera i servizi e le funzioni 
        svolte dai boschi nei territori montani equivalgono ad un controvalore 
        di circa 2.6 miliardi di Euro annui, un importo tre volte maggiore di 
        tutto quanto è stato speso dal 1951 ad oggi in opere antivalanghe.
 Ma le foreste montane non svolgono soltanto una funzione protettiva: basti 
        pensare a quanto influiscono sul paesaggio e sulla cultura alpina. A quanto 
        siano importanti per la conservazione della biodiversità, per non 
        parlare del valore economico del legname
 Forse non tutti sanno che nelle Alpi ci sono oltre tre miliardi di alberi 
        che corrisponde a circa 270 piante per ciascun abitante, distribuiti su 
        di una superficie di circa 7.5 milioni di ettari (l'80-90% dei quali costituiscono 
        la superficie forestale utilizzabile mentre il rimanente 10-20% sono foreste 
        inaccessibili, arbustaie o boschi di nessun valore). Ma è purtroppo 
        limitata a poche centinaia di ettari la superficie delle residue foreste 
        che possono essere definite vergini all'interno delle Alpi.
 Energia: dallo sfruttamento idroelettrico 
        alle altre fonti rinnovabiliPer tutta l'Europa centrale le Alpi costituiscono una vera e propria fabbrica 
        di corrente elettrica, soprattutto quella necessaria a coprire i picchi 
        di consumo. Ciononostante , benché prive di centrali nucleari, 
        sono il territorio che consuma più corrente nucleare di tutta Europa, 
        necessitando di corrente elettrica a buon mercato per azionare le stazioni 
        di pompaggio delle centrali idroelettriche, dove invece la corrente prodotta 
        è di quella pregiata in quanto vendibile nei momenti di massima 
        domanda del mercato. Lo sfruttamento intensivo dell'energia idroelettrica 
        è tale che ormai solo il 10% dei corsi d'acqua alpini conserva 
        condizioni di naturalità. Ciò nondimeno, buona parte del 
        fabbisogno energetico delle regioni alpine, come del resto di tutti i 
        paesi europei, è ancora coperto importando fonti energetiche fossili, 
        e benché proprio le Alpi siano predestinate per natura a produrre 
        energia sfruttando fonti più ecologiche come il sole o il legno, 
        questo potenziale continua ad essere largamente inutilizzato. Il risparmio 
        energetico e la produzione di energia sfruttando la biomassa legnosa costituiscono 
        dei grandi potenziali finora poco sfruttati per il territorio alpino.
 Le Alpi sono poi interessate dall'attraversamento di elettrodotti e metanodotti 
        per il trasporto di elettricità e prodotti petroliferi. Per gli 
        elettrodotti, considerando solo quelli ad alta tensione (220 kV e 380 
        kV) abbiamo una rete di circa 2700 chilometri che attraversa in lungo 
        ed in largo l'arco alpino. I prodotti petroliferi, consumati e trasformati 
        in Europa e provenienti da altri continenti, o dai porti dove vengono 
        scaricate le petroliere, attraversano l'arco alpino tramite una rete di 
        1500 chilometri di oleodotti e metanodotti.
 I presupposti per un futuro energetico sostenibile, non solo nelle Alpi, 
        vanno creati (anche se ciascun consumatore può e deve fare la sua 
        parte) a livello nazionale e mondiale, tramite riforme del sistema fiscale 
        in chiave ecologica facendo in modo che sui prezzi di vendita dell'energia 
        ricadano tutti costi reali per la produzione e che i cosiddetti "costi 
        esterni" (danni all'ambiente, alla salute ecc.) vengano addebitati 
        a chi li produce.
 Uso del territorio: l'importanza 
        della pianificazione territorialeLa Convenzione delle Alpi configura la pianificazione territoriale come 
        uno dei 12 campi d'azione nel quale occorre "garantire l'utilizzazione 
        contenuta e razionale e lo sviluppo sano ed armonioso dell'intero territorio". 
        Obiettivo che richiede a tutti i paesi ed alle regioni alpine un impegno 
        comune. Negli ultimi decenni le amministrazioni pubbliche e le popolazioni 
        vedono nella pianificazione un importante strumento di governo del territorio, 
        soprattutto in un "sistema a rischio" come quello alpino. I 
        clamorosi insuccessi delle politiche settoriali e d'emergenza, di fronte 
        alla diffusione dei rischi ambientali ed al ripetersi di drammatiche "calamità 
        naturali" normalmente aggravate o provocate dalle più dissennate 
        azioni antropiche, in ambienti per loro natura fragili e vulnerabili, 
        hanno posto in rilievo la necessità di dar priorità alle 
        politiche di prevenzione basate su piani e programmi sufficientemente 
        ampi e lungimiranti. La pianificazione territoriale nelle regioni alpine 
        è ancora largamente insoddisfacente: si osserva innanzitutto un'estrema 
        differenza tra le diverse regioni, un'eterogeneità nelle leggi, 
        nelle tradizioni e nei metodi di pianificazione che rendono difficile 
        l'armonizzazione di misure di tutela e gestione del territorio.
 In tutto l'arco alpino, il suolo in generale e le superfici utilizzabili 
        in particolare costituiscono una delle risorse più limitate e preziose. 
        Lo spazio disponibile per le attività antropiche e gli insediamenti 
        è condizionato da fattori topografici e spesso non supera il 10-20% 
        della superficie totale del territorio. Già oggi in molte valli 
        alpine lo spazio utilizzabile è già sfruttato integralmente 
        per gli insediamenti e le vie di comunicazione. Nonostante manchino dati 
        statistici omogenei per tutte le Alpi, per quanto riguarda la copertura 
        del territorio abbiamo oltre il 40% di superficie ricoperta da boschi, 
        mentre la superficie utilizzabile per coltivazioni, insediamenti, vie 
        di comunicazione è soltanto il 22% e su questa ricade una forte 
        pressione antropica.
 Il Rapporto sullo stato delle Alpi dà la parola 
        a numerose personalità che si sono distinte in questi campi tematici 
        illustrando aspetti, problemi e possibili soluzioni in più di 90 
        brevi relazioni.Assieme al primo Rapporto sullo stato delle Alpi, questa nuova antologia 
        della CIPRA rappresenta una ricca e completa fonte di informazioni sulle 
        Alpi utile per chi si occupa di protezione dell'ambiente, per studenti 
        e ricercatori ma anche per chi è semplicemente interessato a questi 
        temi.
  Il 2° 
        Rapporto sullo stato delle Alpi in pillole Agricoltura Aziende agricole operanti nel territorio alpino: 
      482.248, di cui 247.110 in Italia
 Superficie agricola utilizzata: Alpi circa 4,5 milioni di ettari; Italia 
      1.370.000 ettari
 Percentuale delle aziende agricole con meno di 10 ettari di superfici agricola 
      utilizzata in Italia: 90%.
 Distribuzione della superficie agricola utilizzata per tipo di coltura: 
      prativa e foraggera 83,3% (Italia 85,6%), seminativi 12,6% (6,3), colture 
      permanenti 3,2% (6,4)
 Patrimonio zootecnico: bovini 3.336.283 (Italia 793.014), ovini 1.941.425 
      (Italia 302.331)
 Percentuale dei titolari di aziende agricole di età superiore ai 
      45 anni: Alpi 68,3; Italia 75,8
 Occupati in agricoltura sul totale della popolazione attiva: Alpi 5,1%; 
      Italia 5,4%, Svizzera 6,9%
 ForesteSuperficie forestale delle Alpi: 7,5 milioni di ettari
 Superficie forestale utilizzabile: 6,2 milioni di ettari
 Quantità di legname disponibile in seno alle superficie forestali 
        utilizzabili: 1,5 miliardi di metri cubi
 Alberi presenti nei boschi alpini: oltre 3 miliardi
 Ettari di bosco al di sopra dei 1800 metri: oltre mezzo milione
 Copertura ed uso del territorio 
        alpinoAlpi: Aree umide e corsi d'acqua 1,3%; insediamenti e vie di comunicazione 
        2,1%; colture prative e foraggere 9,1%; terreni coltivati 2,4; colture 
        permanenti 0,9%; superfici agricole eterogenee 6,5%; vegetazione arbustiva 
        ed erbacea 18,8%; boschi di latifoglie 10.0%; boschi misti 11,7%; boschi 
        di conifere 21,2%: aree prive di vegetazione 15,9%.
 Alpi italiane: Aree umide e corsi d'acqua 1,5%; insediamenti 
        e vie di comunicazione 2,3%; colture prative e foraggere 3,5%; terreni 
        coltivati 1,5; colture permanenti 1,4%; superfici agricole eterogenee 
        8,0%; vegetazione arbustiva ed erbacea 21,0%; boschi di latifoglie 17,50%; 
        boschi misti 9,9%; boschi di conifere 16,9%: aree prive di vegetazione 
        16,5%. 
        
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              il libro
 2° Rapporto sulla stato delle Alpi.
 Dati, Fatti, Problemi, Proposte
 Schaan - Torino, CIPRA - CDA, 2002
 L'edizione italiana del "2° Rapporto sullo 
              stato delle Alpi", da poco in libreria, edito da CDA (Centro 
              Documentazione Alpina, Torino), 454 pagine, a due colori, prezzo 
              di copertina Euro 25.31, può essere anche ordinato direttamente 
              alla
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